La valle dello Jato dove viene edificato il santuario dedicato a Maria Santissima del Ponte è un incrocio strategico dove passa la strada costruita dai romani durante le guerre contro Cartagine, e che da Messina portava a Lilybeo: la via Valeria. I romani prediligevano, per velocizzare gli spostamenti, costruire strade dritte. I legionari che preparavano la strada tagliavano alberi e boschi ma mantenevano il più possibile la linea dritta per consentire anche il passaggio dei carri da trasporto. Questa via segue la direzione est-ovest e colloca l’insediamento rurale al centro tra San Cataldo e Calatubo, continuando poi verso Segesta, passando per Alcamo.
Il ponte si presenta con due arcate e fu scoperto durante i lavori di manutenzione dello stesso nel 2016. È stato semplice stabilire il periodo storico in quanto l’intonacatura è stata eseguita con la “pozzolana”, una malta impastata con la sabbia di Pozzuoli che dava consistenza “cementizia” al rivestimento. Con il declino dell’Impero nessun altro popolo ha utilizzato questo materiale. In tal senso, una delle due arcate è stata realizzata nel secondo secolo dopo Cristo, mentre l’altra, in base allo studio dei materiali, è stata consolidata intorno al 1200.
Ma le sorprese non finirono qui perché, via via che si andavano liberando i piloni ingabbiati dal terriccio, cominciano ad affiorare tre graffiti — esagramma, pentagramma e triangolo — scolpiti nell’intonaco e che, a detta degli esperti, rimandano a culti esoterici o pitagorici.
L’esagramma, il Sigillo di Salomone, la stella a sei punte rappresenta l’unione del cielo e della terra, del mondo spirituale con quello materiale. L’esagramma impresso nel rostro del ponte è arricchito al centro da gocce alternativamente capovolte che danno vita a un disegno armonico. L’uso così abbondante della goccia nei graffiti potrebbe significare che l’acqua dello Jato, abbondante in quel punto, è anche generatrice di vita e componente essenziale di ogni aspetto umano e divino. I cinque punti del pentagramma indicano invece i cinque elementi, uno spirituale e gli altri quattro materiali: acqua, fuoco, terra e aria. Essi simboleggiano l’essere umano dotato di ragione, ottenuta grazie al dominio sui quattro elementi naturali.
Il triangolo, che si ritrova in tutte le tradizioni antiche, esprime la trinità e l’ascesi dell’uomo verso il divino. Nella tradizione pitagorica il triangolo è l’ascesa dal molteplice verso l’Uno. Il triangolo, con il vertice verso l’alto, è anche emblema della prestanza maschile.
Chissà quali altre sorprese teologiche e filosofiche nasconde ancora il ponte sullo Jato, quel ponte che, è stato calpestato da milioni di pellegrini e viandanti nei secoli bui.
Credits
Testi a cura di Benedetto Lo Piccolo