Molti sono gli aspetti nascosti della chiesa madre “Sant’Anna” di Balestrate, ossia quegli angoli architettonici ,pareti ,quelle statue, quegli ambienti non più visibili, poiché rimossi o sostituiti. Ricordiamo tra questi la pavimentazione, sostituita negli anni 70del 900; il pulpito ligneo, opera di grande pregio di raffinata manifattura, rimosso sempre negli anni 70; le 3statue in terracotta e paglia, posizionate orizzontalmente sotto tre altari, raffiguranti San Stanislao Koskta, sotto l’altare del Sacro Cuore; Santa Rosalia, sotto l’altare della Madonna delle Grazie; la Madonna Assunta, posta sotto l’altare dell’Immacolata. E infine, la cripta, un ambiente particolare che non può dirsi rimosso, ma sicuramente nascosto. Da alcune fonti scritte e orali sappiamo che prima del rifacimento del pavimento della Chiesa Madre negli anni 70 del 900in un punto della navata centrale vi era una sorta di botola con una scaletta che permetteva di accedere a un vano sotterraneo. La nuova pavimentazione purtroppo ha occluso l’accesso. Inoltre, apprendiamo dal Testamento olografo del Rettore Filippo Evola a cura di Ettore Garaffa risalente al 1902 e conservato presso l’Archivio parrocchiale, che nel 1877 vi fosse già un luogo denominato “cimitero di Balestrate”. Da questa fonte, per testimonianza indiretta, possiamo immaginare un termine ante quem, 1842 anno dell’inizio della costruzione della chiesa e un termine post quem 1877, anno della citazione di un cimitero dedicato. In questo arco di tempo dobbiamo pensare di ritagliare un decennio almeno in cui le sepolture potevano avvenire in chiesa, ovvero in una cripta o chiesa sotterranea.
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Probabilmente essa era composta da un vano centrale con una struttura absidale nella parte superiore, e un transetto. Le sezioni laterali dei vani erano organizzati a mo’ di nicchia probabilmente per la sepoltura. La sezione absidale di regola conteneva una sorta di altare con annessa statua o mensa officiante. Altra fondamentale fonte circa l’esistenza di tale cripta e l’uso di seppellirvi i morti, la troviamo in un testo del Rettore Evola, in cui durante il biennio dell’epidemia di colera, vietò che fossero seppelliti i morti in chiesa, per arrestare il contagio. Ciò fa dunque dedurre che la pratica della sepoltura in chiesa era una prassi consueta.