L’Ottocento fu il secolo d’oro per Balestrate nella produzione vitivinicola. Il barone Beniamino Ingham della contea di York, che aveva aperto il suo stabilimento enologico principale a Marsala, nel maggio 1827 aprì una fattoria succursale in Sicciara, borgata di Balestrate, e trovò quei vini “così preziosi… di non averne gustato simili nelle varie regioni del globo da lui visitate”.
Lo stabilimento degli Ingham, ancora parzialmente esistente, ha il prospetto sull’attuale Via della Repubblica, con un portone di ingresso in legno a due ante, da cui si accede su una piccola corte acciottolata, sulla quale si aprivano i magazzini, e possiede una bella fontanella in marmo che si offre frontalmente a chi entra. Al piano superiore, prospiciente Via della Repubblica c’è il piano che veniva adibito ad abitazione e uffici.
Dopo gli Ingham, nella prima metà dell’Ottocento, furono i Florio ad aprire il loro stabilimento succursale a Balestrate. Lo stabilimento dei Florio occupava lo spazio delimitato dalle attuali Via della Repubblica, Via San Giovanni Bosco, terreno libero che poi sarà Via Chiusa di separazione degli stabilimenti Florio e Woodhouse e Via Pompeo Vannucci.
I Woodhouse, i primi ad aprire lo stabilimento a Marsala, impiantarono il loro stabilimento succursale a Balestrate, dopo gli Ingham e i Florio. Lo stabilimento Woodhouse occupava lo spazio delimitato da Via San Giovanni Bosco, in precedenza Via Woodhouse, Via Giuseppe Mazzini, Via Pompeo Vannucci e Via Chiusa, che separava gli stabilimenti Florio e Woodhouse. Sono tutt’ora presenti le antiche mura del versante nord, con le caditoie in pietra per l’acqua piovana, l’ampia corte interna acciottolata, magazzini e alcuni ambienti abitativi, che negli anni hanno ricevuto rimaneggiamenti e destinazioni diverse. Dei tre stabilimenti, quello ad avere avuto maggiore efficienza produttiva fu quello dei Florio che era munito di distillatore. Nell’Ottocento, l’interesse sui vini siciliani, in particolare sul derivato che sarà chiamato “vino Marsala”, fu su scala mondiale. I nostri vini arrivarono non solo nel Nuovo Continente ma anche in terre più lontane, come Sumatra e Australia. Il Marsala è stato il primo vino italiano a fregiarsi della denominazione D.O.C. Oltre alle attività intraprese delle tre famiglie di capitani di attività imprenditoriali e commerciali, altri poli produttivi contribuirono a rendere noti i nostri pregiati vini. In Sicciara (Balestrate) lo Stabilimento Lumia & C., l’attuale Baglio Abbate, nel territorio di Alcamo il baglio con la tenuta Fico del Barone Pastore e il feudo di Calatubo che Pietro Papè Vanni di Valdina rese famoso per il suo vino “Castel Calattubo”, con riferimento ad Alcamo e Balestrate come luoghi di produzione, nel territorio di Partinico il feudo dello Zucco del Duca D’Aumale e la Real Cantina Borbonica voluta da Ferdinando III Re di Sicilia nel 1800. Il triangolo produttivo Sicciara-Trappeto-Partinico contribuiva a circa il trenta per cento del totale del vino che veniva lavorato a Marsala, costituendo così il secondo polo vitivinicolo della Sicilia. I mosti e i vini confluivano presso lo scaro di Sicciara e in parte in quello di Trappeto, per essere trasferiti in piccole botti sui bastimenti che lo portavano nei porti di destinazione. L’intensa attività produttiva e commerciale assicurava una diffusa attività lavorativa. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla laboriosità e professionalità dei nostri agricoltori e al prezioso contributo di chi scientificamente ha applicato la ricerca nel mondo agricolo, per citarne alcuni Felice Lioy, il Barone Felice Pastore, il Duca D’Aumale e il Rettore Filippo Evola.
Credits
Testi a cura di Salvatore Campo