Balestrate, sotto il profilo della fruizione turistica del litorale, gode di una posizione sicuramente
privilegiata.
La zona antistante il centro abitato ospita il porto e bellissime calette, mentre lateralmente, a est
la spiaggia si spinge sin oltre il fiume Jato e a occidente per circa otto chilometri sino al comune di
Castellammare del Golfo.
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La conseguenza è stata il diffondersi del catch & release, cioè della cattura e rilascio, senza che il pesce diventi, quando è possibile, obbligatoriamente preda.
Non si tratta di una posizione ideologica ma deriva dalle emozioni che la pesca sportiva comporta.
Infatti, le maggiori emozioni sono vissute dal pescatore nel momento in cui il pesce attacca l’esca e
inizia il combattimento; pochi minuti, … qualche ora,… non importa, è tutto là, noi ricorderemo
quei momenti e non tanto il momento in cui il pesce finisce in barca o nel carniere del pescato.
Nel litorale balestratese, dei tre tipi di pesca, di superficie, subacquea e dalla barca, quella più
mortificata è quella subacquea, per la limitata presenza di fondali rocciosi.
La pesca di superficie può essere praticata sia nel litorale roccioso sia in quello sabbioso, mutando
ovviamente le specie insidiate.
La costruzione del porto ha consentito l’ormeggio e l’uso di imbarcazioni comode e idonee anche
per la pesca d’altura.
Nella pesca costiera le prede di maggiore riscontro, specie con la tecnica del bolentino o del
bolentino a scarroccio, sono saraghi, donzelle, salpe, pesce balestra, pesce pettine (Xyrichtys
novacula), spigole e mormore.
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La pesca a traina è condizionata dalla tipologia della fauna acquatica e dai cicli biologici dei pesci.
Il periodo agosto-dicembre è quello più idoneo per insidiare tunnidi, ricciole e lampughe, con la
piccola e media traina. È possibile praticare il big game, spingendosi al largo, anche fuori della corda del Golfo di Castellammare, per insidiare il tonno adulto, il pesce spada, esemplari di lampuga adulta, l’aguglia imperiale e altre grosse prede, in sintonia con le norme regolatorie.
Allontanarsi dalla riva verso il largo significa anche fruire di prospettive di litorali incantevoli, incontrare allegre brigate di delfini o la Caretta Caretta che nuota placida e discreta, e poi il silenzio, e poi il sorgere del sole visto dal mare che pone l’uomo a intimo contatto con la Natura, con emozioni che spostano la pesca sportiva e l’andar per mare dalla fisicità all’interiorità.Sia la spiaggia est che la ovest sono interessanti per le estese spiagge di sabbia fine e per le peculiarità dell’habitat delle foci e delle vallate di provenienza del fiume Iato, del torrente Forgitella e del torrente Finocchio o Calatubo.
Dove le spiagge sono più larghe e si continuano con il sistema dunale è apprezzabile la caratteristica flora costituita da specie psammofile che si sono adattate alla crescita nella sabbia e tra queste il paradisiaco Giglio di Mare (pancratium maritimum).
È consuetudine pensare alle spiagge nella loro veste estiva, animate dagli adulti e dai bambini, il
vocio, gli ombrelloni, giochi da spiaggia, animazione e altro.
Bisogna dire che le nostre spiagge hanno un fascino particolare anche nelle stagioni autunno-
inverno-primavera, quando l’assenza o la riduzione dei rumori di fondo consente di ascoltare il
dolce brusio del mare, portandoci in una dimensione quasi colloquiale con esso.
Credits
Testi a cura di Salvatore Campo