I depositi rocciosi pleistocenici, cioè del periodo tra 2,58 milioni di anni fa e 11.700 anni fa, affioranti lungo la falesia di Balestrate hanno costituito, per così dire, la “materia prima grezza” sulla quale hanno lavorato incessantemente le onde del mare.
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Queste, con la loro energia alimentata dal vento, hanno aperto fratture tra le rocce, strappato via frammenti rocciosi di varie dimensioni, utilizzando alcuni di questi frammenti come scalpelli per incidere ulteriormente le rocce e, infine, disperso verso il largo la gran mole di detriti che tutto questo processo erosivo andava producendo. In tal modo, lentamente, si è andata generando la falesia di Balestrate: all’inizio poco più di un basso gradino poi, via via, sempre più alta fino agli attuali 20 metri circa. Alla base della falesia si sviluppa una superficie rocciosa sub-orizzontale (detta piattaforma costiera) generata dall’azione abrasiva del moto ondoso sulla tenera roccia pleistocenica. Generalmente emersa, questa stretta piattaforma viene ricoperta dalle acque durante le maggiori alte maree e le mareggiate.
La falesia mostra ancora oggi i segni evidenti della perdurante azione modellante marina, costituiti da piccole grotte ed incisioni orizzontali dette “solchi del battente”. Questi ultimi testimoniano le diverse posizioni raggiunte dal livello marino durante le sue recenti oscillazioni legate, in parte, ai cambiamenti climatici globali e, in parte, ai movimenti tettonici locali.
L’azione marina, che ha modellato la falesia, è lo stesso agente che ne minaccia la stabilità in quanto principale responsabile dei numerosi crolli che ne hanno sollecitato interventi di protezione e messa in sicurezza.
In effetti, la falesia di Balestrate rappresenta un patrimonio naturale da tutelare e valorizzare, sia per la sua valenza paesaggistica sia per la sua importanza scientifica, poiché custodisce le testimonianze della lunga storia geologica di questo territorio. Un passo avanti in tal senso è stato fatto nel 2018 con l’istituzione, da parte dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia, del Sito di Interesse Geologico “Sistema delle Falesie Pleistoceniche di Balestrate”. L’obiettivo è quello di giungere all’istituzione di un “Geosito” al fine di salvaguardare e valorizzare il tratto di costa rocciosa, esteso linearmente circa 500 metri, che dallo “Scaro dei Pescatori” si estende verso ovest sino al promontorio che delimita e precede la baia comunemente denominata “Le Grotte”.
Non meno interessante delle falesie è l’area sommersa dell’antistante golfo. Qui, immaginando di togliere l’acqua, si potrebbe osservare un fondale marino che degrada dolcemente fino alla profondità di circa -120 m, oltre i quali diventa rapidamente più profondo verso la depressione nota come “Canyon di Castellammare“, che scende fin quasi a -2000 metri raggiungendo l’isola di Ustica. Nel tratto più prossimale, inoltre, si potrebbe ammirare un fondale prevalentemente sabbioso e limoso a tratti ricoperto da una prateria di Posidonia oceanica. Questa pianta marina, indice di un buono stato di salute delle acque, vive su bassi fondali dove favorisce l’insediamento di una ricca comunità di organismi marini.
Credits
Testi a cura di Antonio Cusumano e Mauro Agate