Il litorale di Balestrate è un susseguirsi di spiagge sabbiose interrotte da promontori rocciosi che, in corrispondenza dell’abitato, delimitano una suggestiva caletta di ghiaia, ciottoli e sabbia, oggi conosciuta come spiaggetta dei pescatori. In realtà, il nome storico di questa caletta è “scaro”, termine che in Sicilia, sin dal 16° secolo, sta a indicare ogni piccolo seno o rada dove le barche trovano rifugio.
Lo scaro, assieme al sistema di baie e calette presenti sul litorale, è stato un luogo fondamentale per la storia e lo sviluppo socio-culturale ed economico di Balestrate. Vito Amico, storico e geografo siciliano, già nel suo dizionario topografico della Sicilia del 1856, definisce lo scaro di Sicciara (un’antica denominazione di Balestrate) “una bella rada” per “l’approdo dei legni” (cioè di barche). In realtà, già nel 16° secolo, lo scaro era parte di un sistema di cale (“Secchiara” e “Paliscarmi”) che includeva punta “Sicchiara”, luogo dove fu impiantata una delle prime tonnare di Sicilia e una torre di guardia.
I fondali marini rocciosi misti antistanti e la presenza di ampie zone ricoperte da una fanerogama marina (Posidonia oceanica), rappresentano una protezione naturale del tratto di costa dello scaro dalle mareggiate. Nelle ore di bassa marea (“archi sicchi” nel gergo dei pescatori) le foglie di posidonia fuoriuscivano dalla superfice dell’acqua e costituivano una sorta di frangiflutto naturale. Negli anni ’60 del Novecento, biologi marini francesi venuti in Sicilia hanno chiamato questo fenomeno “recife barrier” e svolge un ruolo importante per la protezione delle coste. Questo è il motivo per cui lo scaro è stato, per più di quattro secoli, luogo di approdo e riparo per le barche dei pescatori. Per queste peculiarità, nel corso dei secoli, lo scaro ha svolto un ruolo di attrazione per pescatori provenienti da altre marinerie favorendo quella contaminazione della cultura contadina con quella marinara che ha caratterizzato lo sviluppo socio-culturale ma anche urbanistico di Balestrate.
Fino agli anni ’80 del Novecento, lo scaro è stato l’approdo principale per i pescatori che, con le loro caratteristiche barche in legno colorate, arricchivano ulteriormente la bellezza del paesaggio. Per decenni i pescatori hanno raggiunto lo scaro attraverso i sentieri costruiti lungo i promontori. Alcuni di questi accessi sono ancora visibili, ma non più percorribili, come la scaletta scolpita lungo il promontorio a ponente dell’abitato. Per fortuna uno degli accessi storici alla spiaggetta dei pescatori è stato recentemente restaurato e oggi fa parte del cosiddetto “sentiero dei pescatori”. Alla parte più antica del sentiero si accede da via Segesta e, attraverso un sottopassaggio ferroviario, ci si immette in un’ampia gradinata che si snoda lungo il costone calcarenitico ricco di fossili, oggi riconosciuto Sito di Interesse Geologico (SIC), e di vegetazione mediterranea fino alla spiaggetta. Lo scaro è oggi meta soprattutto dei residenti amanti di un paesaggio suggestivo e di grande valore naturalistico.
Credits
Testi a cura di Giovanni D’Anna