Dalla strada statale 187, nel tratto Balestrate-Alcamo Marina, una stradella-trazzera a fondo naturale si spinge verso sud. Circa quattrocento metri prima del Castello di Calatubo, sulla destra compare, improvvisa tra i vigneti, la Cuba delle Rose. Un altro accesso è possibile dalla strada provinciale 132.
La sua costruzione risale al periodo 1000-1100 dopo Cristo e raccoglie le acque di una vicina sorgente che si riversano in una vasca chiusa compresa in un manufatto in pietre cementate con malta e con una copertura a cubola (piccola cuba, dall’arabo qubbah, “volta, stanza a volta”), una volta a sezione emicilindrica, simile a quella che copre i dammusi. Questo manufatto presenta una finestratura sul fronte e una sulla parete nord; mentre la finestratura sulla parete posteriore è stata murata. Da questa prima vasca chiusa, l’acqua passa nella seconda vasca all’esterno che serviva da abbeveratoio per grossi animali e successivamente in vasche più basse, per dissetare animali di più piccola taglia. Da lì l’acqua, attraverso cunnutti, condotte in pietra con sezione a “u”, veniva distribuita nei giardini circostanti.
Testimonianze riportate di padre in figlio vogliono che la Cuba fosse stata nel passato circondata da un palmeto, da un giardino, ricco di essenze pregiate, e da un bellissimo roseto.
La bellezza della struttura e il luogo ameno hanno favorito nel tempo la narrazione di leggende romantiche. Una risale al Settecento e narra di donna Gaetana de Ballis, bella e giovane, che, mortificata negli affetti dal matrimonio d’interesse con l’anziano marito Giuseppe Papè, Principe di Valdina e Protonotaro del Regno di Sicilia, curava di notte, in tutto segreto, il roseto attorno alla Cuba che ne ricambiava l’affetto fiorendo solo in sua presenza.
Credits
Testi a cura di Salvatore Campo