Al centro della grande valle di Calatubo, a tre chilometri dal mare, si erge solitaria una rocca alta circa centocinquanta metri, sulla cui sommità si adagia un Castello. La rocca appare inaccessibile da chi proviene dal mare, anche se, in realtà, è raggiungibile dal versante sud-ovest che presenta un piano declive.
Ai piedi della rocca, il torrente Finocchio scorre nel suo traguardo verso il mare.
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La rocca, per la sua posizione, è stata sempre punto strategico in cui ritirarsi per proteggersi contro eventuali aggressori. Nell’antichità, fu un sito guarnito nel periodo della colonizzazione greca in Sicilia e poi avamposto militare nei periodi romano e bizantino.
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Le prime notizie documentate sul Castello di Calatubo risalgono al 1093, quando i Normanni ne fanno un avamposto fortificato e strategico per il controllo territoriale e viario.
Al-Idrisi, geografo e viaggiatore arabo, ha riferito la presenza nel 1154, di un castello, di un “paese grande” e di un fiume navigabile con un caricatore che consente la commercializzazione dei prodotti della terra. Parla anche della natura calcarenitica di parte dei versanti che consentiva l’estrazione di pietra per edificare e della fertilità dei terreni coltivati a vite, olivo e seminativi.
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Con il periodo normanno e dopo la dominazione araba, il castello non ha più una funzione militare e viene usato come residenza e masseria, a supporto del vasto feudo, dai diversi nobili che si susseguono come proprietari.
Nel 1583, il Castello viene acquisito da Don Graziano De Ballis, primo barone di Calatubo, che provvede al suo restauro e alla costruzione di nuove strutture.
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L’ultima erede della famiglia De Ballis è donna Gaetana, bella e giovane, andata in sposa all’anziano Giuseppe Papè, Principe di Valdina e Protonotaro del Regno di Sicilia. Uno dei loro figli, Ugo, nel 1773 viene nominato Vescovo di Mazara.
Dopo un periodo di abbandono, il Castello torna in auge grazie a Pietro Papè Vanni di Valdina che, nella seconda metà dell’Ottocento, ne fa un’importante azienda agricola che produce il vino pluripremiato “Castel Calattubo – Alcamo-Balestrate-(Sicilia) ”.
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Nel 2007, il Comune di Alcamo ha acquistato il Castello dagli eredi Papè al prezzo simbolico di sessantamila euro, e da allora, a più riprese, sono stati fatti lavori di restauro per ridare splendore al maniero.
A favore del recupero architettonico ma anche funzionale del Castello, intensa è stata l’attività dell’Associazione “Salviamo il Castello di Calatubo”.
Credits
Testi a cura di Salvatore Campo